Un seguito di fotografie della Terra d'indicibile bellezza, riprese dall'elicottero. Poi, un documentario, un'introduzione quasi didattica sulla formazione del nostro pianeta, sul cammino dell'uomo; quindi un messaggio ecologico, una perorazione militante in nome della sopravvivenza, sulle tracce di quella già molto ascoltata di Al Gore. Prima ancora, un'iniziativa di portata smisurata: 217 giorni di riprese durate quasi due anni, 500 ore di rush girati in alta definizione in 54 paesi diversi e 120 location, un'uscita simultanea e praticamente gratuita (in ogni città, migliaia di dvd al prezzo di costo di quattro franchi sono scomparsi dalla circolazione in pochi istanti) in 18 lingue diverse e 134 nazioni, la proiezione nelle sale ma pure su 81 reti televisive e su You Tube
Il risultato non poteva che essere impressionante. Sull'onda dell'impatto folgorante delle immagini, del peso emotivo dei siti, dell'energia delle situazioni che la cinepresa è riuscita a cogliere grazie allo strapotere dei mezzi a disposizione, il messaggio umanistico ne esce prepotentemente magnificato. Che riprenda la geometria sfumata, quasi astratta delle coltivazioni che si estendono all'infinito, o lo slancio sublime di una famiglia di leopardi tracciato nella savana, che si soffermi (ma, occorre notarlo, senza mai calcare la mano, senza ricorrere all'horror ecologico abbondantemente a disposizione) sulla progressiva degenerazione introdotta dall'avvento del petrolio, la scalata ai consumi facili, l'esaurimento suicida delle riserve, lo spreco nella globalizzazione e i tremila grattacieli sorti a Shangai in vent'anni (!), la resa fotografica di Yann Arthus-Bertrand è un colpo alla stomaco che produce tutti gli effetti desiderati. Più del suo commento un attimo perentorio (qualcuno ha scritto che nella storia dell'umanità ci si sono pur stati Omero, Newton o Leonardo), meglio delle sue musiche fin troppo allusive.
Personaggi non da sempre necessariamente associati al surriscaldamento del nostro habitat come il produttore Luc Besson o il mecenate François-Henry Pinault hanno reso possibile l'operazione HOME; qualcuno ha anche storto il naso. Rimane il fatto che è difficile negare quanto il richiamo estetico fortissimo del film riesca a tradurre le frasi che lo scandiscono: 20% degli uomini consumano 80% delle risorse, distruggere l'essenziale per produrre il superfluo, ci restano 10 anni per invertire la tendenza, o ancora, e' troppo tardi per essere pessimisti.